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rifugiato

Da che parte stare? Riflessioni umane.

“Mica possiamo aiutarli tutti”, “abbiamo già i nostri problemi”, “ma io non ce l’ho con chi viene a lavorare”, “rubano il lavoro”, “potevano stare a casa loro”, “portano malattie”, “io non sono razzista ma..”, “è colpa dei buonisti”, “è colpa dei taxi del mare”, “se si smette di salvarli smetteranno di partire”, “è finita la pacchia”, ….. potrei andare avanti per ore riempiendomi la bocca con tutte le banalità che ascolto e leggo continuamente. 

Eppure “Ama il prossimo tuo come te stesso” o “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” dovrebbero essere principi non solo cristiani ma ancora più antichi e profondi nell’umanità. 

Forse si sono dimenticati di dire che il prossimo deve essere molto vicino, bianco, benestante, di una regione o città particolare, del tuo stesso orientamento sessuale e del tuo credo, altrimenti merita di morire tra i peggiori dolori, umiliato, deprivato, abbandonato e derubato.

Ecco, in questa giornata che ricorda il riconoscimento dello status di rifugiato avvenuta nel 1951, vorrei dire che dopo 70 anni abbiamo un enorme problema di ETICA e MORALE. 

Nonostante anni e anni di storia e di storie, ancora non abbiamo capito che se diamo spazio agli egoismi personali non ci si salva.

Siamo esseri sociali, viviamo di reti, viviamo di migrazioni, di scoperte, di condivisioni, di contaminazioni e se non accade si diventa sterili, in tutti i senti. Nonostante questo, continuiamo a sentire frasi simili con soggetti diversi, gli Italiani (ma sono stati anche i settentrionali) attaccati dai terroni, poi gli albanesi, i rumeni, gli slavi, poi gli africani e così via, c’è sempre qualcuno da odiare di più, c’è sempre qualcosa che ci porta a differenziarci dagli altri e non nel contenuto ovvio di diversità umana ma con l’inutile presunzione di essere migliori, di creare un noi non specifico e un loro ancora meno specifico, nebbie, identità confuse.

Continuiamo a creare sottogruppi senza comprendere quanto sia ridicolo questo gioco all’etichettatura semplificata e questa modalità di pensiero, accompagnata da una scarsità di empatia, educazione civica e rispetto aggiunge un ulteriore problema ai due precedentemente citati: abbiamo un problema di ETICA, di MORALE e di VIOLENZA.

Non parlerò del medico fiscale di Chioggia aggredito durante un controllo da un fannullone violento, di quelli che i soldi allo stato li rubano per davvero, supportati da un vicinato altrettanto complice e abbietto, non parlerò del giovane ragazzo della Guinea, massacrato in pieno giorno da un branco di omuncoli, vittima di innumerevoli ingiustizie, personali, culturali, di sistema, statali, progettuali e vittima di uno stato che non ha saputo fornirgli il supporto necessario al suo arrivo e dopo l’atroce e gratuita violenza subita (per guardarlo in faccia e capire un pochino di più https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/30/moussa-balde-storia-di-un-ragazzo-e-dei-diritti-negati-pestato-e-abbandonato-era-diventato-lombra-di-se-stesso-indotto-a-togliersi-la-vita/?fbclid=IwAR2vebH0A4q9I8x87fltIkCR1aN2H9KpexvzFOef-0hICU6CPbkIc5Qci64 ).

Non parlerò delle migliaia di vite che si spengono in mare, nel deserto, nei campi di detenzione, dietro confini immaginari, dietro violenze rese legali o della cui illegalità ci interessa poco. Non parlerò di tutti i corpi di bambini e bambine, uomini e donne, ritrovati sulle spiagge che continuano a non destare l’adeguato scandalo https://fb.watch/69FAxpbKvf/, non parlerò delle centinaia e centinaia di persone rimandate in Libia, dove, sappiamo con certezza, verranno nuovamente stuprate, torturate, minacciate, vendute, uccise. Come se durante il nazismo, tutte le persone in fuga dai campi di concentramento, fossero state consapevolmente riportate ai loro aguzzini, follia, eppure oggi è realtà.

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